Zelo

a cura di  Patrizia Sampietro Coen[1]e  Andreina Zavaglio[2]

 

La parola “zelo” (dal latino tardo zelus, a sua volta dal greco zelos, “spirito d’emulazione”) significa “fervido, operoso impegno che si spiega e si dimostra in un’attività o per la realizzazione di un fine”.

Lo zelo rappresenta, quindi, un impegno assiduo, sollecito, laborioso. Però è una parola ambivalente: se da un lato, infatti, è cifra di entusiasmo, di aderenza a un ideale, dall’altro può anche essere cifra di arrivismo e ambizione, quando è messo in pratica per tornaconto personale, contro il bene comune, oppure quando interferisce nelle attività e nelle faccende altrui.

Dal punto di vista professionale, lo zelo non può essere concepito solo come un’attitudine personale caratterizzata da impegno e solerzia; esso poggia sul delicato equilibrio tra competenza specifica, rigore metodologico e sensibilità etica. Non solo. Un ulteriore elemento da non sottovalutare, quando si parla di zelo, è il suo rapporto con la conoscenza. Luigi Einaudi sosteneva, a questo proposito, che molto spesso l’azione va incontro all’insuccesso perché non di rado le conoscenze, radunate con fervore di zelo, non sono guidate da un filo conduttore.

Un professionista zelante nell’accezione positiva del termine, dunque, dimostra di possedere conoscenze, competenze, entusiasmo e passione.

In un’ottica di politica professionale infermieristica lo zelo dovrebbe applicarsi a quelle decisioni che sostengono la comunità nel perseguire, con passione, l’ideale di servizio. Perseguire un ideale non vuol dire inseguire l’irraggiungibile; vuol dire, al contrario, aspirare concretamente a qualcosa, far valere, cercar di ottenere, insistere nel domandare, nell’esplorare, essere in tensione verso ciò per cui vale la pena, per ciò che ha così valore da giustificare e indurre un impegno anche gravoso.

Ed è proprio su quel “ciò per cui vale la pena” che la politica professionale dovrebbe esprimersi, per stabilire consensualmente le priorità collettive – che possono anche non coincidere con quelle personali – sulle quali far convergere le energie e gli interessi della comunità.

L’impegno zelante, quindi, anche a livello collettivo, sottende non solo un’intenzionalità razionale, ma anche una passione, un’anima (etimologicamente soffio vitale) nel pensiero e nell’azione.

Per un infermiere, perseguire con zelo l’ideale di servizio, può essere, quindi, interpretato come un atteggiamento, volitivo e appassionato, teso a offrire cure infermieristiche competenti, lasciandosi guidare, nelle valutazioni, nelle decisioni, nelle azioni, dalla concezione che la propria comunità professionale ha del modo di vedere e di sentire la funzione di cura rivolta dagli infermieri alla società.

[1] Patrizia Sampietro Coen – Tutor pedagogico CLI AOU San Luigi Gonzaga Orbassano – – Membro della Comunità Sperimentale di Riflessione Infermieristica (CSRI)

[2] Andreina Zavaglio, infermiera laureata magistrale, Tutor pedagogica Corsi di Laurea in Infermieristica Università Piemonte Orientale, sede di Novara – membro della Comunità Sperimentale di Riflessione Infermieristica (CSRI)