Bene Comune

a cura di  Giuseppe Marmo[1] e  Silvana Paoletti[2]

Il  bene comune è un valore che nel tempo è stato più volte ridefinito in senso storico, filosofico, giuridico, economico, religioso. Fu Aristotele che per primo considerò i beni come i fini che l’uomo persegue nel suo agire, e la costruzione della polis, come il fine più alto che l’uomo possa perseguire. In questo senso,  il concetto di bene comune riconduce al bene della collettività, la res pubblica.

Da alcune  definizioni più recenti[3] è possibile evincere che il bene comune  è il bene fondamentale che accomuna tutti i membri della società: consiste nella comune umanità, nell’essere e divenire persone. Il perno del bene comune è, quindi,  la  persona che,  in quanto tale,  si realizza nella relazione comunitaria con altre persone. Il bene comune, inoltre,  è il frutto della condivisione di uno sforzo intenzionale  e consapevole, da parte di persone libere ma fallibili, in direzione di un obiettivo comune a tutti.

In relazione alla politica professionale infermieristica, il bene comune è poliedrico e si connota tra due polarità: l’impegno nella ricerca del miglior livello di salute e benessere possibile dei cittadini, il perseguimento della valorizzazione delle competenze professionali agite in contesti complessi e incerti, in coerenza con i principi etici/deontologici e nel rispetto della dignità  delle professioni sanitarie.

Che cosa può compromettere, in campo infermieristico, l’idea di  bene comune e vanificarne la ricerca?

Tra i molteplici fattori che possono essere citati, sicuramente spiccano per importanza: l’individualismo, lo sbilanciamento delle cure su aspetti tecnico scientifici a scapito degli aspetti umanistici, l’organizzazione dei servizi eccessivamente guidata da esigenze economiche e finanziarie.

Come affrontare tali fattori e come orientare e agire il pensiero verso il  bene comune? Le strategie possono essere varie e sicuramente contestualizzate. Però è possibile sottolinearne almeno tre: il consolidamento di   forme di aggregazione e di partecipazione, anche multi professionale,  alle scelte  in campo infermieristico e sanitario con il coinvolgimento diretto anche dei cittadini; la rivalorizzazione della funzione culturale, e non solo manageriale, della leadership professionale; la promozione di riflessioni, approfondimenti, dibattiti sui valori che dovrebbero guidare le strategie politiche professionali, organizzative, assistenziali, formative e di ricerca.

[1] Giuseppe Marmo – Coordinatore della Comunità Sperimentale di Riflessione Infermieristica (CSRI)

[2] Silvana Paoletti – Coordinatore didattico Corso di  Laurea Magistrale Scienze Infermieristiche e Ostetriche Università Cattolica sede Cottolengo di Torino – Membro della Comunità Sperimentale di Riflessione Infermieristica (CSRI)

[3]Tratte da Nell’educazione le ragioni e l’esperienza del bene comune. Documento finale del 3° incontro nazionale del tavolo interassociativo; Roma, 2009 e da Torniamo alle radici del bene comune di Luigi Campiglio, docente di Politica economica Università Cattolica del  Sacro Cuore.

 

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